Beni Artistici

I beni articistici e culturali del Comune i Sanza


Descrizione

Chiesa parrocchiale dell’Assunta
Denominata in antico chiesa di Santa Maria Maggiore risulta documentata per la prima volta agli inizi del XIV secolo.
Purtroppo i lavori di rifacimento condotti durante il periodo fascista hanno quasi radicalmente cancellato l’antica fabbrica, composta da tre navate. Perduti i numerosi dipinti menzionati da un inventario del 1811, la chiesa attualmente conserva un patrimonio costituito soprattutto da sculture lapidee e lignee.
Di buona fattura è il portale principale in pietra di Padula, il materiale comunemente utilizzato nelle più importanti strutture della zona. Il notevole architrave decorato da un tralcio vitineo e da angeli fu eseguito nel 1577 da Santolo Abbondanza, uno scultore ancora sconosciuto ma di sicure origini sanzesi, come attesta una lapide che ne ricorda l’attività per la chiesa di San Nicola a Lauria.
La scultura lignea di maggiore pregio è senza alcun dubbio lo splendido Crocefisso collocato sull’altare maggiore, in origine nella cappella di patronato della famigia Fusco, posta nella navata destra. L’opera, di straordinaria fattura, è da considerare tra i manufatti in legno di maggior importanza del territorio. Liberata da un fitto strato di ridipinture solo qualche anno fa, è ancora sconosciuta agli studiosi. Il modellato tormentato e l’esasperato realismo, esaltato dalla policromia, denotano una probabile origine nordica del suo artefice. Il crocifisso sanzese trova confronti specifici in zona solo con alcuni esemplari simili conservati in chiese della vicina Lucania (Chiaromonte, Senise, Armento).
Di buon livello artistico è pure la Madonna della Neve, anch’essa cinquecentesca. La spessa coltre di ridipinture e le applicazioni di carattere devozionale (gli occhi in cristallo, il Bambino, quello antico fu trafugato negli anni settanta del Novecento) non impediscono di apprezzarne la qualità. La statua è da inserire in un cospicuo gruppo di sculture di matrice napoletana, uscite dalla bottega di Giovanni Meriliano da Nola e di Domenico Napolitano, conservate nelle chiese del Vallo di Diano (Padula, Teggiano), del Cilento e della vicina Basilicata, connesse quasi sempre alla committenza dei Sanseverino.
Più consistente il numero di statue settecentesche. Fra queste segnaliamo quelle realizzate dal sanzese Sabino Peluso: l’Immacolata, il Salvatore, il San Francesco di Paola, la Maddalena e forse l’imponente San Pietro. Al XVIII secolo risalgono inoltre un notevole altare in pietra del Centaurino dedicato alla Madonna del Rosario (1738) e i tre busti scolpiti dal padulese Andrea Carrara raffiguranti i santi Pietro, Paolo e Giuseppe (1749), provenienti dalla chiesa ad essi dedicata, ormai diroccata, in contrada Salemme. Degno di menzione è anche il settecentesco busto ligneo di San Sabino martire, protettore del paese, eseguito da Paolo Sannolo.
Di notevole pregio sono, infine, una croce processionale in argento di fattura napoletana, datata 1734, e un calice dello stesso periodo di analoga provenienza.

 

Cappella di Sant' Antonio
Sorge nell'omonimo borgo formatosi all'esterno della cinta muraria del paese a partire dal primo Settecento. Ad un nucleo più antico dell’edificio, corrispondente alla zona interna, fu aggiunta nella seconda metà del XVIII secolo un'ampia aula. L'epoca dei lavori di ampliamento è tramandata dalla data 1775, incisa sul portale in pietra di Padula. Vi si venera una monumentale statua lignea di Sant'Antonio Abate, collocata nella nicchia sull'altare, riconducibile a Sabino Peluso.

 

Torre campanaria di San Martino
La cosiddetta “Torre medievale” è quanto rimane dell’antica chiesa parrocchiale di San Martino. Forse sorta in un periodo compreso tra il XIV e il XV secolo (il culto del San Martino di Tours fu diffuso in epoca angioina) è stata adibita a partire dal tardo Ottocento, dopo il crollosacro, a torre dell’orologio. La struttura dovrebbe essere anteriore al 1468, data segnata su una delle due campane. Ha subito alcune manomissioni, in particolare sono state murate le monofore a sesto acuto poste nei tre livelli e nella cella campanaria cilindrica.

 

Cappella della Madonna della Neve
Fondata nel 1863 dalla famiglia Campolongo, la cappella è situata in piazza Plebiscito, a poca distanza dalla chiesa parrocchiale. Di particolare interesse è la statua lignea della Vergine col Bambino collocata nella nicchia sopra l’altare, presumibilmente realizzata in ambito napoletano, su commissione dei Campolongo, nella seconda metà dell’Ottocento. A questo stesso periodo risale il notevole altare marmoreo. Sulla parete laterale sinistra è collocata una tela settecentesca raffigurante Cristo deposto, proveniente dalla sacrestia della chiesa madre. È sede della locale Arciconfraternita di Santa Maria della Neve.

 

Chiesa di San Francesco d'Assisi
Annessa ad un soppresso convento di Minori Osservanti dedicato a Santa Maria della Neve, fondato nel 1618, sorse su una chiesa preesistente appartenuta alla suddetta Arciconfraternita. L'edificio, restaurato ed ampliato negli anni Cinquanta del Novecento, conserva un bel portale datato 1610. Degli antichi arredi la chiesa custodisce soltanto un dipinto del XVIII secolo con l'effigie del Servo di Dio Padre Angelo da Maiori, vissuto a lungo e morto nel convento sanzese (1738), e una bella statua in legno di San Pasquale Bailon realizzata da Sabino Peluso nel 1749. Notevole infine è il ciborio lapideo, scolpito da Andrea Carrara, forse in origine inserito nel principale altare della primitiva chiesa francescana.

 

Cappella di San Vito
La struttura ottocentesca si trova a poca distanza dal centro abitato. Va segnalata in questa cappella la presenza di un considerevole altare in pietra di Padula di forme tardo barocche, scolpito dal padulese Andrea Carrara nel 1720, e la statua lignea del Santo titolare eseguita da Sabino Peluso nel 1776, entrambi provenienti dalla piu' antica cappella di San Vito, di cui non si conosce l'ubicazione.

 

Edilizia civile (tra vicoli, portali e cortili di “case palaziate”)
Arroccato sul colle da epoca non precisata il paese fu difeso per secoli da un sistema di mura e forse da un fortilizio, molto probabilmente sorto sul sito dell'attuale palazzo baronale.Se delle quattro porte (Portella, detta anche di San Giuliano, San Nicola, Pungente e Girone) si conosce l'ubicazione e rimane persino qualche elemento residuo, delle antiche mura non v'e' piu' traccia. Quasi del tutto inalterata risulta l'urbanistica medievale, caratterizzata dallo sviluppo spontaneo di una fitta rete di viuzze confluenti in poche piazze, la principale delle quali e' l'antica piazza di Santa Maria Maggiore, oggi del Plebiscito. Tre furono i periodi di maggiore espansione per l'edilizia civile dell'abitato: il tardo Cinquecento, la prima meta' del Settecento e i primi decenni dell'Ottocento. Sono queste le fasi in cui si datano i portali delle molte ''case palaziate''. Il centro storico di Sanza ne conserva un numero davvero eccezionale, a testimonianza dell'agiatezza economica di alcune famiglie, quasi sempre ricche proprietarie terriere. Il palazzo Baronale è stato ampiamente manomesso soprattutto dopo la vendita da parte degli ultimi feudatari del paese, i Picinni Leopardi di Buonabitacolo, alla famiglia Eboli. È stato risparmiato il maestoso portale, databile all'avanzato XVI secolo, assai simile per tipologia a quello del Castello di Casalbuono. Esemplato sullo stesso modello è il portale di casa Barzelloni in via San Martino, un complesso edilizio di notevole interesse che conserva ancora intatti la corte con scalinata in pietra e consistenti tracce di decorazioni pittoriche nell'abside, attualmente murata, della cappella gentilizia dedicata a San Domenico Soriano. Verso la meta' del XVI secolo sorse la ''casa palaziata'' di via Santa Sofia, denominata ''casa ru Monaco''. L'edificio si distingue per il severo portale, con doppio ordine di bugne a ''punta di diamante'', e per il suggestivo cortile in cui si affacciano eleganti portalini, anch'essi cinquecenteschi. Possiedono portali con bugnato a ''punta di diamante'' anche la casa dei Curcio in via San Martino e il palazzo appartenuto forse ai de Benedictis, oggi di proprieta' della famiglia Barzelloni, nei pressi di largo Guglielmo Marconi. Un ultimo significativo esempio di portale cinquecentesco, di forme pero' decisamente più semplificate, è quello della casa dei Cozzi in Via sotto San Giovanni, dov'e' pure un notevole cortile con loggia colonnata e un'ampia scala in pietra. Piu' ricco il gruppo dei portali settecenteschi. Fra questi segnaliamo quello di casa Pappafico datato 1717, rispondente ad una tipologia assai diffusa nel Vallo di Diano e in aree vicine, decorato da motivi vegetali e animali. A poca distanza, in via Pienaro, il portale di casa Fusco propone un modello di maggiore eleganza, dove l'unico elemento decorativo e' la chiave di volta, in cui compare un uomo togato con parrucca e libro, evidente allusione alla professione forense (?)del proprietario.

Alla prima metà del Settecento si datano i due portali di casa Laveglia, tra via Pienaro e via Unità Italiana. Quest'edificio, appartenuto in antico ai Campolongo, preserva pressochè intatti lo splendido cortile con pavimento in selciato, le scale in pietra e persino decorazioni pittoriche murali in alcuni ambienti, ascrivibili al pittore buonabitacolese del primo Settecento Francesco De Martino.

Tra i molti portali del XVIII secolo si distingue per qualità esecutiva quello della casa appartenuta ai Graziani, in via San Giovanni, datato 1739. Di notevole bellezza sono i fioroni che campeggiano sulle bugne, come pure i due leoncini che sostengono i piedritti, ispirati a modelli di origine medievale. E' probabile che l'opera sia stata scolpita nella bottega del padulese Andrea Carrara.

Molti gli edifici ottocenteschi di un certo interesse. Tra questi si distingue il palazzo dei Campolongo, realizzato nella prima metà dell'Ottocento. L'edificio, progettato da un monaco di cui non si conosce il nome, conserva un elegante e raro esempio per la zona di facciata ad intonaco rosso scompartita da finte lesene. Al primo Ottocento è databile il portale principale della complessa casa palaziata dei Bonomo, costituita da più nuclei di diversa epoca, tra questi si distingue per imponenza ed austerità quello che si erge come un "maniero" sul largo Guglielmo Marconi. Risale ai primi anni del XIX secolo anche il bel portale di casa De Stefano, via Pienaro, decorato da volute laterali vegetali, una soluzione decorativa di gusto tardo barocco. Ai De Stefano appartenne la farmacia del paese, in via Unità Italiana, di cui rimane il raffinato portale datato 1808. Infine va segnalato il palazzo dei Barzelloni a largo Guglielmo Marconi, un edificio ottocentescoche riutilizza in parte strutture più antiche, forse appartenute ai de Benedictis. Oltre al già citato portale cinquecentesco il complesso ne conserva un altro del primo Ottocento assai simile a quello dei De Stefano.

-Prof. Stefano De Mieri-

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